
P.S. Processo Speleografico
"P.S. Processo Speleo-grafico" scava nel tempo, nella materia e nella memoria. Partendo dall’eredità del nonno Luciano, ottico e speleologo, il progetto intreccia il patrimonio fotografico familiare con la storia della speleologia e i lenti ritmi geologici della Terra. Con il neologismo “Speleo-grafico” – unione di “caverna” e “scrittura” – la fotografia analogica si fonde con la materia terrestre, facendo dialogare sali d’argento e sali minerali.
La camera oscura diventa caverna, laboratorio alchemico dove prendono forma immagini attraverso processi come chimigrammi, cyano-soil, cromatografie del suolo e fotografie sepolte. In questa dimensione, la fotografia non è più solo memoria visiva, ma corpo vivo che stratifica, muta, si decompone e si rigenera nel tempo.
Il lavoro, ancora in evoluzione, si muove tra memoria personale e paesaggio planetario, invitando a ripensare il rapporto tra essere umano, natura e tempo profondo. Simbolo di questa discesa è il pipistrello, creatura notturna e mitica, guida tra mondi e segni invisibili. “Processo Speleo-grafico” è un atto di ascolto e trasformazione, dove l’immagine non racconta ma interroga, rivelando l’inconscio della Terra e chiedendoci se siamo pronti a guardare oltre noi stessi.

P.S. Processo Speleografico
"P.S. Processo Speleo-grafico" scava nel tempo, nella materia e nella memoria. Partendo dall’eredità del nonno Luciano, ottico e speleologo, il progetto intreccia il patrimonio fotografico familiare con la storia della speleologia e i lenti ritmi geologici della Terra. Con il neologismo “Speleo-grafico” – unione di “caverna” e “scrittura” – la fotografia analogica si fonde con la materia terrestre, facendo dialogare sali d’argento e sali minerali.
La camera oscura diventa caverna, laboratorio alchemico dove prendono forma immagini attraverso processi come chimigrammi, cyano-soil, cromatografie del suolo e fotografie sepolte. In questa dimensione, la fotografia non è più solo memoria visiva, ma corpo vivo che stratifica, muta, si decompone e si rigenera nel tempo.
Il lavoro, ancora in evoluzione, si muove tra memoria personale e paesaggio planetario, invitando a ripensare il rapporto tra essere umano, natura e tempo profondo. Simbolo di questa discesa è il pipistrello, creatura notturna e mitica, guida tra mondi e segni invisibili. “Processo Speleo-grafico” è un atto di ascolto e trasformazione, dove l’immagine non racconta ma interroga, rivelando l’inconscio della Terra e chiedendoci se siamo pronti a guardare oltre noi stessi.