Presenze Assenti

Mi hanno da sempre intrigato le case vuote.

Salgo le scale, apro la porta ed un corridoio intervallato da stanze mi si presenta agli occhi. 

Ogni minimo rumore mi mette in allerta. Cos’è stato? Da dove proviene?

Curioso in ogni dove, immagino la storia di chi, prima di me, ha calpestato quel tappeto, frugato 

in quel cassetto o dormito in quel letto. 

Tutto appare per quello che è. 

Scovo lenzuola, coperte e copriletti di diverso peso, dimensione e colore.

Sfumature di una passato alla fine del suo tempo.

Li vedo come intreccio di un racconto.

Sento l’odore di questa coperta rimasta piegata nel cassetto.

Rimanda alle storie che trattiene.

Pesa sul mio corpo, mi si strofina sul viso. 

Sulla guancia posso sentirne la trama. 

A lungo andare soffoca. 

Manca l’aria lì sotto. 

Ed ora, la luce?

Il tessuto è così spesso che non vedo in trasparenza.

In questa divisione, mi isolo. Creo spazio.

Privata della vista. Ascolto.

Immagino, gioco e mi dissocio.

Mi confronto con i pensieri. 

Esame di coscienza.

Cerco me stessa.

Ad ogni movenza la corrente si fa strada di traverso, ne respiro il fresco soffio. 

Ogni movimento porta un’aria nuova.

Un significato si nasconde in tutte le cose.

Guardo ma non vedo.

A tentoni mi muovo nello spazio, mi agito, provoco azione.

Restituisco aspetto e dono vigore a questo tessuto.


Vivo attraverso.

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